«[…] è tutto merito del suono che ho sempre avuto in testa e che in seguito sono riuscito ad esprimere on wax.»
Intervista a DJ Shocca a cura di Sick Boy Simon
“Il suono di Shocca e’ un equilibrio tra composizione e ingegneria del suono, tra intuizione e il valicare limiti tecnici, tra batterie swingate, samples sporchi e cuts onnipresenti laddove possibile”.
Se penso a DJ Shocca ricordo esattamente il momento indietro nel tempo in cui il suo nome e’ diventato altamente rilevante nel mio porta CD.
Il motivo si chiama “60 Hz”(2004) ed’ è uno di quei album corali che ciclicamente riescono a indurre la scena musicale a percorrere dei salti evolutivi, prima c’era stato “950” di Fritz da Cat, prima ancora “Neffa e i Messaggeri della Dopa”.
Per descrivere un ricordo sfocato bisogna anche fare lo sforzo di delineare lo sfondo oltre ai personaggi in inquadratura e il periodo in cui si colloca questo album merita di essere descritto anche se sbrigativamente.
Esiste il famoso periodo detto del “buco”, del “vuoto” e del “nulla cosmico” del rap italiano che corrisponde esattamente con gli anni 2001-2003. Non tanto perché in quegli anni non sia uscita bella musica, affermare una cosa del genere sarebbe un falso storico.
Il problema e’ che questa partita non la giocavano più gli artisti ma gli investitori, le etichette, i distributori le radio e le tv. Senza scordare la solita equazione: “più il pubblico tende all’ignoranza e alla chiusura, meno gli addetti ai lavori cercano di introdurre le novità”.
Nel 2001 Aelle – Alleanza Latina, il magazine fondato da Claudio “Sid” Brignole e coltivato da Paola Zukar (oggi manager di Fabri Fibra, etc), chiude definitivamente la saracinesca. AL Magazine muore al suo cinquantatreesimo numero, a Marzo di quell’anno. Era stato l’unico media rilevante che all’epoca fosse seriamente dedicato alla diffusione del rap e dell’Hip-Hop internazionale.
Il cambio dalla lira all’euro, l’11 Settembre e mille dinamiche commerciali ed extra-artistiche sembravano piantare gli ultimi chiodi sulla bara del rap italiano.
Poi qualcosa è cambiato.
Nel 2003 Bassi e Dj Zeta aprono la partita IVA e nasce Vibra Records, con distribuzione dell’allora colosso SAIFAM.
Sempre nel 2003 esce la prima edizione di Mi Fist dei Club Dogo destinata a detonare definitivamente nel 2004. Settembre 2004, esce Mr Simpatia di Fabri Fibra. Il resto e’ storia.
Cosa era successo?
Effettivamente erano stati piantati dei chiodi su una bara, ma era quella del vecchio rap delle posse e della musica “urban” politicizzata.
Il nuovo Hip-Hop italiano era definitivamente stato epurato dalla componente politica e il che lasciava spazio ad una nuova era.
La stessa era che ha gettato le basi per il mainstream di oggi. In quel momento in Italia c’è stata una prima, molto importante, biforcazione nel destino degli artisti, Il nuovo rap italiano era pronto per monopolizzare le discoteca e la testa dei teenagers millennials, parallelamente l’underground sopravviveva con picchi floridi mai visti prima come il 2TheBeat, il Tecniche Perfette e le migliaia di serate che ogni artista della scena aveva bookate per l’Italia.
La crisi sembrava finita, per ora.
DJ Shocca era la: “Bologna By Night”, “Ghetto Blaster”, “Parole”, “Rendez vous col delirio”, Coltelli”. Prima che le certificazioni FIMI regalassero dischi d’oro in base agli streams e prima che i counter di views dei social decidessero lo status degli artisti. Il suo disco “60Hz” e tutte le produzioni limitrofe sono riuscite a fotografare perfettamente quel periodo prolifico “post-crisi” del rap italiano.
Per Matteo Bernacchi aka Roc Barakys, trevigiano classe ’78, la magnitudo del personaggio comunque non si esaurisce in questa grande premessa.
Prima di focalizzarci su quello che interessa maggiormente al nostro spazio online , ossia la produzione audio, è d’obbligo menzionare anche le attività manageriali di Shocca come la journey di Unlimited Struggle come independent label e marchio di abbigliamento, e l’hustling che riguarda la produzione di serate ed eventi dal vivo.
Il Producer
La produzione di DJ Shocca e’ controversa. Per certi versi lui e’ uno di quei pochi che e’ riuscito a forgiarsi un marchio di fabbrica inconfondibile, seguendo le orme dei maestri sacri. Shocca e’ uno di quei musicisti elettronici che puoi riconoscere anche solo dall’utilizzo di un certo rullante o di un certo hi-hat, un determinato gusto sui cuts vocali e nei delay, le bass line e i side chain che modulano certe dinamiche.
Il suono di Shocca e’ un equilibrio tra composizione e ingegneria del suono, tra intuizione e il valicare limiti tecnici, tra batterie swingate, samples sporchi e cuts onnipresenti laddove possibile
Se ami il vero suono del’Hip-Hop non puoi non amare Shocca. Dagli esordi con i Centro13 alle produzioni internazionali per gli Special Teamz, passando per le release 60 Hz e Struggle Music, il nome, il suono e l’attitudine di Roc B hanno marchiato indelebilmente l’evoluzione di questo genere musicale per tre decadi. A quanto si rileva dai dati odierni (produzioni sui dischi di Guè, Inoki, Emis Killa) Dj Shocca non ha nessuna intenzione di interrompere il flusso.
Intervista
Sick Boy Simon: “C’è qualcosa della tua biografia che ci è sfuggito e che vorresti aggiungere ?”
Dj Shocca: Ciao a tutti, what’s good kids? Direi che l’intro poco sopra è esaustivo quanto serve ed offre un ritratto super legit, non c’è nulla da aggiungere di rilevante che non stia già lì.
Sick Boy Simon: “In questo spazio abbiamo la possibilità di approfondire anche sul lato tecnico ciò che riguarda la produzione di musica elettronica, potresti descrivere il tuo “workflow” nel momento di approcciare alla composizione?”
Dj Shocca: “Innanzitutto posso produrre soltanto quando mi sento di avere il mood giusto, sebbene abbia provato a creare un beat “a tavolino” una moltitudine di volte. Non ci posso fare niente, sto provando a fare pace con questo (chiamiamolo) deficit. Il mood giusto è una sorta di vibe che mi permette di scandagliare samples interessanti tramite un drive che non sempre mi pervade, purtroppo. Quindi questo è il primo step del workflow. Andiamo avanti. Dai giradischi ascolto e cerco qualcosa che mi emozioni e valga la pena di essere lavorato. Se questo succede, accendo il 950 e decido se campionare una fusione dei segnali Left e Right del campione, oppure soltanto uno dei due. In modo da vedere se riesco a catturare la “versione” con le nuances più potenti. Da qui in poi, non penso più lucidamente. Vado guidato dal gusto e dalla fotta pazzesca di choppare e ricostruire il campione come si merita. In seguito aggiungo e layero kick, snare ed hihat. Poi il bassline, che dev’essere killer. A quel punto faccio un break e vado a fumare. Oppure bevo qualcosa. O entrambi. E’ necessario per resettare la testa, in modo che quando torno al lavoro sul beat ho riacquistato oggettività. E’ molto facile per l’orecchio umano, purtroppo, abituarsi ai suoni dopo un tot e perdere oggettività. Spiegato crudemente, la testa dopo un po’ si abitua a qualunque tipo di “errore” sonoro. Quindi le pause aiutano a tornare back on track ed essere onpoint. A quel punto aggiungo, se mi va, qualcosa con il software sampler di Cubase 11 Pro. O qualche vintage synth. Dipende dal mood, come dicevo.”
Sick Boy Simon: “Quali sono i “tools”, sia analogici che software, imprescindibili nel “set-up” di Dj Shocca?”
Dj Shocca: “Direi piatti Technics SL1200, battle mixer, Akai S-950, scheda audio Apollo 16 mk2, convertitore AD Burl Bomber B2, LTL Silver Bullet, SSL Fusion ed altro outboard tremendamente fat in fase di mix. Comunque tutto parte dall’inizio, i suoni devono già essere a priori solidi. In mix si può soltanto correggere a grandi linee ed indirizzare il tutto verso la perfezione. Tuttavia è imprescindibile che il materiale di partenza abbia già i coglioni che fumano. Se parti con una foundation loffia, in mix avrai soltanto merda.”
Sick Boy Simon: “Come accennato nella prefazione di questa intervista, una delle cose che caratterizza il tuo suono è l’aver personalizzato i tuoi drum kits e il tuo sound design al punto che ogni tua base risulta immediatamente riconoscibile se si presta attenzione ai giusti dettagli. Puoi svelare qualche segreto in merito a come hai ottenuto queste timbriche così caratteristiche?”
Dj Shocca: “La banale verità è la seguente: è tutto merito del suono che ho sempre avuto in testa e che in seguito sono riuscito ad esprimere on wax. Mi spiego meglio: quella di essere così caratterizzato non è stata una scelta a tavolino o una trovata smart al fine di distinguermi dal punto di vista dell’unicità. E’ soltanto ciò che sento dentro il mio testone e l’urgenza di esprimerlo. Io muoio per batterie grasse e cremose con bass-line avvolgenti in cima (o sotto che dir si voglia) quando le sento nei dischi. Mi mandano fuori di testa e voglio che i miei beats abbiano il medesimo feel. Long story short: un pizzico di maniacalità, un po’ di vintage sampling ed il resto nella pazzia tenace di trovare outboard che in mix possano aiutarmi ad avere la pasta e la crema dei maestri dei classici 90s che tanto hanno corrotto i gusti di quel ragazzino oggi 42enne, aka me stesso.”
Sick Boy Simon: “Potresti analizzare e scomporre per noi la produzione di uno dei tuoi brani più longevi e trasversali “Bologna By Night” ? Come hai lavorato il sample, le drums e la bass line? Come e’ nata quella strumentale cosi iconica?”
Dj Shocca: “Al tempo vivevo a Verona e lavoravo da Vibra Records. La sera a casa producevo con l’idea di creare un producer album e ricordo che in seguito, andando a Bologna per registrare Fabiano Inoki, portai un batch di 4 beats. Uno di questi venne scelto per ciò che sarebbe diventato “Bolo by night”, nè io nè Fabiano potevamo immaginare che sarebbe diventato un piccolo cult dell’hh italiano. Tornando al beat: ricordo che tagliuzzai un piano loop della track “Jessica” dall’LP “Fat Albert Rotunda” di Herbie Hancock. Mi prendeva bene: un po’ sinistro, un po’ malinconico. Poi tutto il resto arrivò in automatico. Basso molto semplice, forse non mi convinceva, tuttavia fece la fortuna del pezzo. E un rullante layerato di Stevie Wonder. I contorni del ricordo non sono nitidi. Comunque poi scoprii in seguito che un’altra sezione dello stesso pezzo era stata usata per creare “Shook Ones Pt.2″, fucc.”
Sick Boy Simon: “La nostra platform, tra le varie ragioni d’essere che l’hanno generata, ha la missione di costruire un punto di riferimento per la comunità di beatmakers e ricercatori sonori italiani; dal tuo punto di vista quali sono le 3 principali caratteristiche che un musicista elettronico deve avere per produrre materiale consistente ?”
Dj Shocca: “Primo: divertirsi. Amare ciò che si fa permette di non sentire la pressione. E spinge, motivando le persone a creare bombe misurandosi con se stessi. Secondo: il gusto è essenziale, lo stile. Avere la capacità di tradurre le proprie peculiarità caratteriali in suono, in fottuto tone. Questo si traduce in unicità, essere inconfondibili, indispensabili. Terzo: avere un suono che funziona, definito, non soltanto accennato e/o dipinto malamente. E’ necessario che il timbro sonoro performi in modo grandioso, official. Questi, a mio avviso, sono gli ingredienti necessari che conducono alla solidità.”
Sick Boy Simon: “Dalla prospettiva di Dj Shocca, quanto è cambiato il ruolo del producer dagli anni ’90 ad oggi? Pro VS Contro.”
Dj Shocca: “Diciamo che la figura del producer “classico” si è espansa di pari passo con l’affacciarsi ed il crescente legame tra music business e tecnologia. Dai Beatles in poi, il producer è diventato quasi un membro delle band. I duties si sono ampliati e la figura che inizialmente era deputata “soltanto” a rendere possibile la registrazione di una band, pian piano è diventata praticamente un musicista egli stesso. O comunque un decision maker importante nel percorso creativo. Questa è la parte dei Pro. Ora i contro: tutto molto bello – eccetto per il fatto che oggi chiunque è producer, basta un laptop miserabile. Non sempre la democratizzazione dei tools porta bellezza e qualità. Basta aprire Spotify per annusare miseria creativa e merda da rivoltare lo stomaco.”
Sick Boy Simon: “Potresti parlarci della tua esperienza editoriale e manageriale con Unlimited Struggle?”
Dj Shocca: “Premessa: altre dinamiche muovevano le cose quando ci siamo trovati a rockare il nostro famigerato merch e tutto il resto. Ci siamo occupati della parte discografica ed io nello specifico nella produzione di merch, avendo lavorato nello streetwear negli ultimi vent’anni. L’attenzione e la cura (oltre alla visione) spesi per i nostri varsity, coach jacket, jersey, hoodies etc. parlano da sé. Si tratta di avere una progettualità precisa e sapere con precisione dove dirigersi con lo stile. Nel mio caso un immaginario che prende spunto da sports & school graphics americane traslando la cosa in uno scenario europeo, senza imitare in modo imbecille gli stilemi oltreoceano. Ricami tackle twill, grafiche semplici di impatto.”
Sick Boy Simon: “Recentemente abbiamo notato come dietro a numerose produzioni di grossi artisti italiani sia presente la tua firma (su tutte: Guè – La G., la U., la E pt. 2; Inoki – Veterano; Emis Killa – Morto di fame; Jam Session). Sta forse finalmente tornando in voga anche in Italia il suono dell’hip hop con cui siamo cresciuti?”
Dj Shocca: “Direi di si senza dubbio. Vari segnali lo confermano. E’ come se i fruitori abituali e non, avessero fatto un’indigestione di ciò che c’è stato finora e sia sopravvenuta una sorta di sete che reclama il suono che noi amiamo. Per quanto mi riguarda, anche in momenti di poca attenzione, non ho mai pensato di inseguire il suono in voga. Mai ho pensato di violentare il mio soul, anche perchè avrei prodotto merda. Si sente quando un artista crea a tavolino. La musica esce stanca, insapore. Long story short: io sono sempre qui dove sono stato, se c’è hype benvenga. Se non c’è per me non cambia nulla. Produrre banger è tutto ciò che mi basta.”
Sick Boy Simon: “Dj Shocca ha una grande esperienza e ha raccolto ottimi risultati anche nel campo del fashion design, hai in serbo qualche novità per il futuro anche in quella direzione?”
Dj Shocca: “Vedi sopra, ci sono alcune cose in canna di un certo livello ma sono top secret al momento. I beg your pardon.”
Sick Boy Simon: “Siamo giunti alla fine dell’intervista, saluta chi vuoi e “spoilera” qualcosa che riguarda i tuoi progetti futuri imminenti.”
Dj Shocca: Saluto tutte le hip hop heads, soprattutto i kids che hanno la tenacia di cercare e scavare, trovando il suono giusto. Impresa non facile in questo momento storico, caratterizzata da un mare magnum ingestibile. E do un saluto speciale a Dirty Dagoes, per le domande fighe e la pazienza per essermi stati dietro. One love. Per quanto riguarda le cose in the making per il 2022 2023, posso soltanto dire che ci sono bombe in canna come mai prima sia successo. In virtù di questo, è prematuro che ne parli. Top secret. Get ready 2 rock kids!!!