Bentornati su Kickstory, la sezione di CRACKED dedicata alla storia delle sneaker.
Prologo:
L’ultima volta ci siamo lasciati a New York all’inizio degli anni sessanta.
I “60s” sono stati un decennio abbastanza semplice da gestire, fondamentalmente esistevano solo due modelli : Converse Chuck Taylor All Star e P.F. Flyers Center Hi.
Conosciamo tutti la Chuck Taylor, una scarpa che è ancora un punto fermo contemporaneo nonostante i suoi 103 anni sul mercato e che ha venduto un miliardo di paia in tutto il mondo, cosa che le conferisce il titolo di sneaker più venduta di sempre nella storia planetaria.
“All stars khaki Chuck Taylors what’s the word. Keep a gun on me and I love NY But it’s California till I die one more time. In killa kali we don’t rock timbos or fur”
The Game, Killa Kali
È sicuramente più interessante parlare delle P.F. Flyers Center Hi:
nel 1933 B.F. Goodrich, un’azienda produttrice di gomma americana focalizzata principalmente su pneumatici per automobili, decise di iniziare a produrre scarpe e grazie al lavoro di Hyman Whitman brevettò la soletta plantare Posture Foundation (da qui la sigla P.F.).
Il giocatore canadese di badminton Jack Purcell disegnò una scarpa in tela e gomma con un sorriso disegnato sulla punta. La scarpa era così bella e popolare che divenne uno standard in alcuni ambiti militari e nel 1958 Bob Cousy dei Boston Celtics divenne il primo atleta professionista ad indossarle.
I diritti del modello passarono poi da P.F. Flyers a Converse. Dopo il boom degli anni ’60 l’azienda è rimasta inattiva, precisamente dal 1975 al 2000. Nel 2001 New Balance ha acquistato il marchio per poi rilanciarlo nel 2003.
“Shoes guaranteed to make a kid run faster and jump higher”
The Sandlot 1993
Altro nome rilevante è certamente PRO-Keds, creata nel 1949 e destinata a diventare il primo vero massiccio concorrente di Converse. Il primo modello sono state le Royal, seguito dalle Super.
All’inizio degli anni ’70 erano già diventate le sneaker di riferimento per tutti i newyorkesi dentro e fuori dal campo, dando filo da torcere alle ormai datate (già all’epoca) Chuck Taylor.
Gli anni Settanta:
La situazione del mercato dunque cambiò negli anni ’70 quando la concorrenza aumentò a causa di nuovi “giocatori” sul campo. adidas introdusse le sneaker da basket in pelle, Keds decise di intensificare il proprio “hustling” introducendo la linea PRO. Puma propose per la prima volta la pelle scamosciata per le sue sneaker e PONY (che sta per Product Of New York) guadagnò il rispetto in città rivendicando il proprio spazio.
“You don’t have to go to another planet to see the aliens, just look at the people in the interesting dresses of the seventies!”
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Negli anni settanta il mercato potè offrire ai consumatori una scelta mai vista prima. Nonostante questo boom, i modelli professionali mostrati nelle riviste sportive come Sports Illustrated non furono ancora disponibili per la vendita al dettaglio. Il che assomigliava molto allo schema vincente che esiste ancora oggi, la formula che ha portato a plasmare il “demone” dell’hype sulle sneaker è stata una maggiore selezione di modelli ma una risorsa limitata per ottenerli.
Le adidas Half Shells sono state realizzate dal ’74 al ’78 e all’epoca erano un modello rigorosamente pro, estremamente difficile da ottenere. La differenza con le Superstar e le Pro Model era nel puntale che non copriva l’intera punta del piede. Le adidas Americana sono state indossate da molti giocatori ABA essendo la sneaker ufficiale ABA nel ’75, ed è considerata probabilmente la sneaker più ricercata di quel decennio.
La Nike con sede in Oregon ha iniziato ad essere rilevante nel gioco con 3 modelli: All Court, Blazer e Bruin. Il primo era ancora rilevante, nonostante la tela stesse gradualmente scomparendo come materiale. Le Blazer sono state le prime scarpe da basket alte di Nike e hanno iniziato a diventare importanti quando le Università dell’Oregon e di Washington insieme ai Portland Trailblazers iniziarono a indossarle. Le Bruin sono state le prime scarpe da basket basse e le ricordiamo tutti ai piedi di Marty McFly.
Menzioni speciali sono dovute a due modelli: Wilson Bata John Wooden e PONY Top Star.
Il primo modello ha una storia molto particolare e interessante. Come ormai sappiamo, questa è stata la prima collaborazione tra due marchi: la loro relazione a breve termine ha portato a creare un modello intitolato a John Wooden, l’allenatore del college di maggior successo di quel tempo, capace di vincere 10 campionati NCAA in 12 anni, 88 partite vinte consecutive, 7 volte Coach of the Year, Hall of Fame sia come giocatore che come allenatore.
Nonostante fosse una buona sneaker con fondo in poliuretano, le vendite non andarono bene e furono sospese.
PONY era un’azienda molto giovane, fondata da Roberto Muller nel 1972. Nel 1977 cinquanta giocatori NBA optarono per il marchio creando molto scalpore, molto tempo prima che Spud Webb vincesse l’NBA Slam Dunk Contest nel 1986 sconfiggendo Dominique Wilkins.
Una scena memorabile è diventata immortale al Rucker Park mentre Harry James, un arbitro del Pro Rucker che lavorò anche per PONY, aprì il baule della sua auto per regalare scarpe da ginnastica a tutti i giocatori presenti sul playground: probabilmente la prima promozione virale di strada fatta nel settore delle calzature. Le Top Star sono state la sneaker entry level del brand e forse proprio per questo è stata quella che si è diffusa di più, ancor di più rispetto alla PONY Pro Model che è stata la sneaker più resistente mai realizzata dal brand.
Rock, Don’t Stock:
Le persone iniziarono a cercare un modello in una nuova colorazione che nessuno ancora aveva sfoggiato “nel blocco” per farsi notare sul campo da basket. Il cestismo era ancora uno dei principali motori del fashion, lo stile era sempre legato alla funzionalità. Era un periodo in cui la fedeltà al marchio non esisteva affatto e i colori erano più importanti del marchio. Le “condizioni perfette” non erano praticabili perché il canestro ancora regolava gli equilibri dell’intero gioco. Se eri in campo con scarpe da ginnastica troppo pulite significava che non avevi giocato abbastanza tempo o abbastanza duro.
Il periodo tra il ’75 e il ’78 ha visto i marchi competere per aumentare le loro offerte ai clienti. Converse, PRO-Keds e Puma erano ampiamente distribuite, ma gli intenditori iniziarono a notare che, nonostante una distribuzione limitata, adidas, PONY e Nike erano valide alternative. Tra i classici nuovi modelli Converse Pro Model indossati da Dr. J, Puma Basket e Super Basket (fondamentalmente una versione in pelle delle Clyde) e adidas Jabbar, c’era un sacco di nuovi modelli “caldi” che tutti volevano.
I Protagonisti di Rucker Park:
Tornando al nostro focus su New York City, alla fine degli anni ’60 la “Grande Mela” si apprestava già a diventare la Mecca mondiale del playground basket, del funk, dei block party e successivamente dell’Hip-Hop. Gli anni settanta stravolsero il vecchio sistema di valori post bellico: i diritti civili, la scienza, la tecnologia, l’arte, correvano verso un evoluzione che prima di quel periodo fu inconcepibile.
Il playground sulla 155th Street e Frederick Douglass Boulevard, continuava ad essere l’epicentro di quello che di li a poco sarebbe stato un vero sisma culturale. La fauna di Rucker Park era costituita da un gruppo consolidato di individui chiave che hanno influenzato e plasmato la moda, la musica e l’atteggiamento del consumatore come lo conosciamo oggi.
L’MVP del roster è senza dubbio Roberto Garcia, meglio conosciuto come Bobbito AKA Kool Bob Love. Bobby è considerato una delle autorità delle sneaker, un OG che scrive libri, compare in film e viene intervistato per documentari e libri. Kool Bob Love inoltre è apparso in diversi videogiochi di basket e ha collaborato con Nike, adidas e Puma. E’ un DJ, scrittore, regista, giocatore di basket, e ultimo ma non meno importante membro dell’onnipotente Rock Steady Crew. È considerato all’unanimità la voce più eminente dei primi anni della cultura delle sneaker a New York. Se ti stai chiedendo se e’ lo stesso Bobbito di Stretch & Bobbito, la stazione radio underground che scopriva i migliori talenti del rap anni ’90, beh si e’ proprio lui, ma questa e’ tutta un altra storia.
Richard “Pee Wee” Kirkland AKA Stickman è stato uno dei più leggendari giocatori di basket di sempre. Nato ad Harlem, ha frequentato Norfolk St. prima di essere arruolato dai Chicago Bulls. Divenne una delle stelle del Pro Rucker ma sfortunatamente la sua carriera si fermò nel 1971 quando andò in prigione. Negli anni ’60 e nei primi anni ’70 era considerato una vera icona di stile a New York, molto prima di Walt “Clyde” Frazier, indossando un paio di sneaker nuove direttamente prese dalla scatola che giocava una partita.
Restiamo nel parco playground per parlare di Joe “The Destroyer” Hammond, ampiamente considerato uno dei migliori tiratori di tutta New York. A Rucker Park è indimenticabile quando giocò contro Julius Erving e Charlie Scott, entrambi Hall Of Fame, battendoli entrambi con più di 50 punti. Divenne famoso per le sue partite uno contro uno in cui i giocatori scommettevano le proprie scarpe: Joe non tornava mai a casa in calzini.
Eng 🇬🇧
Welcome back to Kickstory, CRACKED’s dedicated section to sneaker history.
Prologue:
The last time we left each others in New York at the beginning of the sixties. ’60s were a relatively simple decade, with basically only two main models: Converse Chuck Taylor All Star and P.F. Flyers Center Hi.
We all know the Chucks, a shoe that is still now a contemporary staple despite its 103 years in the market and that sold more than a billion pairs worldwide, making it the most sold sneaker ever.
It’s interesting talking about P.F. Flyers Center Hi’s: in 1933, B.F. Goodrich, an American rubber company focused mainly on tires, decided to start to produce shoes and, thanks to the work of Hyman Whitman, patented the Posture Foundation plantar sole (what P.F. stands for).
Canadian badminton player Jack Purcell designed a canvas and rubber shoe with a smile on the toecap.
The shoe was so beautiful and popular that became a standard in some military circles and, in 1958, Boston Celtics Bob Cousy became the first pro athlete to wear them.
The naming rights of the model swapped then from P.F. Flyers to Converse.
After the boom in the 60s, the company had a hiatus, between 1975 and 2000.
In 2001 New Balance bought the brand to relaunch it in 2003.
Another Relevant name is surely PRO-Keds, born in 1949 and made to become the first real Converse competitor.
The first model was the Royal, followed by the Super. At the beginning of the 70s, they were already a reference for all the newyorkers in and outside the court, heavily challenging Chuck Taylors.
The Seventies:
The market then changed in the 70s when the competition increased thanks to new players. adidas introduced basketball leather sneakers, Keds decided to step-up presenting the PRO line.
Puma offered suede uppers on their sneakers and PONY (standing for Product Of New York) gained respect in the streets asking for their space.
In the seventies the market could offer to consumers a never seen before choice.
Despite this, the pro models shown on sport magazines like Sports Illustrated weren’t available for retail.
This scheme was similar to the winning one we can see nowadays, a formula that create the hype “daemon” with a big selection of models but limited resources to get them.
adidas Half Shells were made from ’74 to ’78 and at the time were a strictly pro model, extremely hard to get.
The difference with Superstars and Pro Models were the toebox didn’t cover the full toe.
adidas Americanas were worn by many ABA players being the league’s official sneaker in ’75, and were considered probably the most coveted of those years.
Nike, headquartered in Oregon, started to be relevant in the game with 3 models: All Court, Blazer and Bruin.
The first ones had still a voice, despite canvas was gradually disappearing.
Blazers were the first high top Nike basketball shoes and became important when University of Oregon and Washington together with Portland Trailblazers started to wear them.
The Bruins were their first lowcut basketball sneaker and we all remember them Marty McFly‘s feet.
Special mentions are due to two models: Wilson Bata John Wooden and PONY Top Star.
The first model has a particular and interesting history.
As we know now, this was the first collaboration between two brands: this short-time relationship brought to entitle a model to John Wooden, the most successful college coach of that time, able to win 10 NCAA Championships in 12 years, 88 consecutive wins, 7 times Coach of the Year, Hall of Fame both as player and coach.
Despite it was a good sneaker with a polyurethane sole, the sales didn’t go well and were stopped.
PONY was a very young company, founded by Roberto Muller in 1972. In 1977 fifty NBA players choosed the brand making a lot of noise, way before Spud Webb winning the NBA Slam Dunk Contest in 1986 defeating Dominique Wilkins.
A memorable scene that became immortal at Rucker Park while Harry James, a Pro Rucker referee who worked also for PONY, opened the back of his car to give away shoes to all the players in the playground: probably the first viral street promotion in footwear.
Top Stars were the brand’s entry-level sneakers and maybe for this reason they became the most widespread model, even more than PONY Pro Models that were the most resistant sneaker ever made by the brand.
Rock, Don’t Stock:
People started to look for a model in a new colorway that nobody had rocked in the block to draw attention on the court.
Basketball was one of the main drives of fashion, the style was always linked to the functionality.
It was a time where the loyalty to a brand didn’t exist yet and the colors were more important than the brand.
Mint conditions were a no go cause the basket regulated the balance of the whole game.
If you were playing with too clean sneakers, it meant you didn’t play long or hard enough.
The time between ’75 and ’78 has seen the brands competing to increase their offers to customers.
Converse, PRO-Keds and Puma were widely distributed, but the connoisseurs started to notice that, despite a limited distribution, adidas, PONY and Nike were solid alternatives.
Among the new classics Converse Pro Model worn by Dr. J, Puma Basket and Super Basket (basically a leather version of the Clydes) and adidas Jabbar, there were a lot of new hot models that everybody wanted.
Rucker Park Leaders:
Back to our New York City focus, in the end of the 60s the Big Apple was setting up to become the world’s Mecca of playground basketball, funk, block parties and then, of Hip-Hop.
The seventies shaked up the old post-war merit system: civil rights, science, technology, art ran towards and evolution that was unthinkable before.
The playground between 155th Street and Frederick Douglass Boulevard, continued to be the epicenter of what shortly was going to be a real cultural schism.
Rucker Park consisted of a consolidated group of key people who influenced and shaped fashion, music and the consumer attitude as we know it today.
Let’s talk about some of the main characters.
The MVP of the roster is without a doubt Roberto Garcia, known as Bobbito AKA Kool Bob Love. Bobby is considered a sneaker authority, an OG who writes books, shows up in movies and is interviewed for documentaries and books. Kool Bob Love also appeared in several basketball games and collaborated with Nike, adidas e Puma on special models.
He’s a DJ, writer, director, basketball player, and last but not least a member of the almighty Rock Steady Crew. He’s unanimously considered the most eminent voice of the first years of sneaker culture in New York.
Richard “Pee Wee” Kirkland AKA Stickman has been one of the most legendary basketball players ever. Born in Harlem, went to Norfolk St. before being chosen by Chicago Bulls.
He became one of the Pro Rucker stars but unfortunately his career stopped in 1971 when he went to jail. In the 60s and in the first 70s was considered a real style icon in New York, way before Walt “Clyde” Frazier, wearing a pair of fresh out the box sneaker every time he played a game.
Let’s stay in the playground to talk about Joe “The Destroyer” Hammond, widely considered one of the best shooters of the whole New York.
At Rucker Park is unforgettable when he played against Julius Erving and Charlie Scott, both Hall Of Famers, defeating both with more than 50 points.
He became famous for his 1-VS-1 games where the players bet their shoes: Joe never came back home in socks.